Palazzo del Gusto

Last update 3 November 2020

Il Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato è una esposizione multimediale che parla del territorio e della sua enogastronomia e nasce come volontà di espressione dell’eccellenza di un territorio che non segue logiche provinciali ma continuità di paesaggio.

Le colline sono il filo rosso del territorio compreso fra Asti, Alessandria, Acqui e Roccaverano, passando per Santo Stefano Belbo. Al centro del nostro quadrilatero di eccellenze, Nizza Monferrato, sede ideale per raccogliere storie di uomini e di grandi prodotti enogastronomici.

La prima sala è dedicata alla cucina del territorio e alla sua storia. Ad accoglierci la porzione di una tavola settecentesca sulla quale compaiono i piatti principi, 9 ricette rappresentative: l’insalata di carne battuta al coltello, bagna cauda, zuppa di ceci e costine, torta verde, agnolotti, gran bollito misto, finanziera, fritto misto alla piemontese, bunet.

Importante per comprendere la cucina del territorio sono le tre cucine: la cucina nobile e quella povera, contadina, che insieme si modellano e fondono per convogliare nella cucina borghese.

Seguendo la pedana rossa si entra nella seconda sala, quella dedicata ai tre vini del territorio: il moscato, la barbera, il brachetto. Questi tre vini vengono associati a tre punti fondamentali della loro storia, tre vini, tre persone: Carlo Gancia, Giacomo Bologna, Arturo Bersano. Poi uno schermo ripropone filmati inediti a scene e interviste di Viaggio lungo la valle del Po’ di Mario Soldati.

Proseguendo entriamo nella sala dedicata ai prodotti di eccellenza: la carne di razza bovina piemontese, il cardo gobbo, la robiola di Roccaverano, la mostarda, la nocciola.

Le voci di questi prodotti sono quelle di contadini, allevatori, affinatori e veterinari, gli addetti ai lavori insomma, ovvero i reali conoscitori del sapere e dei segreti della preziosità di tali prodotti.

Le ultime due salette ci rivelano due tesori. Il primo sono gli amaretti di Mombaruzzo, l’immagine di inizio Novecento del negozio-laboratorio della famiglia Moriondo, inventrice del famoso dolce.

Ultimo lo scrigno che racchiude il tartufo visualizzato con un installazione che riproduce il sottosuolo e la radice di un albero sotto il quale si nascondono i preziosi bianchi d’Alba.


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